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Assisi Cultura

Alessandro Calizza. "OH SHEET!" dal 26 agosto presso la Minigallery di Assisi.

Inaugura sabato 26 agosto 2017 alle ore 18.00 presso la Minigallery di Assisi la mostra Oh Sheet! di Alessandro Calizza, con un testo critico di Carlotta Monteverde e con il patrocinio della Città di Assisi.
 
“Oh Sheet! nasce nel 2013: è la serie che affianca la produzione più conosciuta su tela e installativa di Alessandro Calizza e si compone di vecchie incisioni su cui l’artista interviene con acquerello e acrilico dando vita – nell’inconfondibile stile – a scenari sull’orlo dell’apocalisse. Per l’occasione sono esposte dieci stampe originali ottocentesche provenienti principalmente da un portfolio di John Coney raffiguranti edifici in disfacimento, rovine, cui si aggiunge un piccolo nucleo di poster, scansioni ritoccate a mano e tirate a tre.
 
Acqua, tentacoli viola, radici e arbusti, piante carnivore, nubi e cieli acidi, graffiti multicolori invadono, saccheggiano, conquistano e annichiliscono memorie della nostra identità culturale. Grazie alla matrice romantica, con la sua seduzione per l’antico e il pittoresco, alle tinte invitanti e seducenti, che mutua dalla pubblicità e dalla comunicazione, e ai codici fantastici della fiaba, Calizza racconta non solo «un sistema al collasso, qualcosa che non è riuscito a sopravvivere, la dichiarazione di un fallimento» ma lo fa mascherandone le conseguenze proprio sotto la patina ammiccante: una sorta di normalità della fine. (…)
 
Per quanto la produzione su carta, costante da circa cinque anni, si differenzia per una maggiore libertà dalle opere di grandi dimensioni – «molto più strutturate sia tecnicamente che concettualmente, mentre qui c’è un’espressione senza vincoli» – e sia parallela (ma non collegata) a cicli distanti nel tempo e per ricerca fra loro, ne attraversa tutte le fasi sviluppandone in embrione i procedimenti e facendone convivere spunti e passaggi. (…)
 
Diverse incisioni sono state già esposte, singolarmente o in piccoli gruppi (ad esempio durante la personale Global Warning una sezione era loro dedicata), ma se ne è data finora una presentazione parziale. La mostra presso la Minigallery è la prima rivolta esclusivamente a fornirne una visione coerente. Alessandro ha definito la serie «l’inizio di una storia che non è andata nella direzione giusta; una fotografia dal futuro»: le suggestioni sono quelle di realtà aumentata nell’assurdità dell’apparizione di strane creature e fenomeni, nella simulazione di un mondo proiettato a decenni di distanza, nella pervasività dell’effetto marketing. (…)” (Carlotta Monteverde)
 
Alessandro Calizza, nato nel 1983, vive e lavora a Roma. I suoi lavori sono stati esposti in numerose città italiane ed all’estero. Tra le esposizioni personali, ha realizzato: Carne Fresca, presso la Mondo Bizzarro Gallery di Roma, Global Warning, la sua personale presso la Galleria Il Canovaccio di Terni e Atene Brucia presso il Museo dell’Arte Classica a Roma. Tra i progetti collettivi: Surreality Show a cura di Julie Kogler, I loro desideri hanno la forma delle nuvole a cura di Takeawaygallery, No(w) Regrets tenutasi al MLAC (Museo Laboratorio di Arte contemporanea), prima esposizione del progetto Ultra che lo vede protagonista assieme a Cristiano Carotti, Desiderio e Marco Piantoni. Ha preso parte poi ad alcune collettive che hanno riunito artisti internazionali, come: Waiting for the moon a cura della NERO Gallery e Any Given Book, realizzata dalla White Noise Gallery, con cui ha partecipato anche all’Affordable Art Fair Milano nel marzo 2015. Vincitore del Premio Speciale del Concorso Arte Per Oggi indetto da Winsor&Newton, Lefranc&Burgeois e Poggi, ha preso parte ad una residenza d’artista di 3 mesi in Francia. Altre residenze d’artista, per le quali è stato selezionato, sono: Bocs–Art Residenze Artistiche Internazionali a Cosenza nel 2017, il Festival Alterazioni 2014 al Castello di Arcidosso e la residenza, a cura di Lori Adragna, Project Room presso il Casale dei Cedrati di Roma, nel dicembre 2015. Dal 2014 è attivo anche come scenografo realizzando lavori per diverse compagnie teatrali, con spettacoli andati in scena in diverse città italiane tra cui Roma (Teatro dell’Orologio, Teatro Petrolini, Teatro Belli), Todi (Todi Festival), Civitavecchia, Ostia, Napoli ed altre.
Si ringrazia il partner tecnico Laboratorio Fotografico Corsetti.
 
INFO
 
Alessandro Calizza. OH SHEET!
Testo critico di Carlotta Monteverde
Inaugurazione 26 agosto 2017 ore 18.00
Minigallery
Via Portica 26 – 06081 Assisi (PG)
 
Dal 26 agosto al 1 ottobre 2017
Orari di apertura: 10.30/13.30 – 15.00/19.30 – chiuso il mercoledì
Patrocinio: Città di Assisi
 
Partner tecnico: Laboratorio fotografico Corsetti

Minigallery
Via Portica 26 – 06081 Assisi (PG)
tel. 3332946260 stefano.frascarelli@gmail.com
www.minigallery.it
Press Office
Roberta Melasecca Architect/Editor/Curator/Pr
Oh Sheet! di Alessandro Calizza
 
Oh Sheet! nasce nel 2013: è la serie che affianca la produzione più conosciuta su tela e installativa di Alessandro Calizza e si compone di vecchie incisioni su cui l’artista interviene con acquerello e acrilico dando vita – nell’inconfondibile stile – a scenari sull’orlo dell’apocalisse. Per la mostra presso la Minigallery di Assisi sono esposte dieci stampe originali ottocentesche provenienti principalmente da un portfolio di John Coney raffiguranti edifici – cattedrali soprattutto – in disfacimento, rovine, cui si aggiunge un piccolo nucleo di poster, scansioni ritoccate a mano e tirate a tre.
 
Acqua, tentacoli viola, radici e arbusti, piante carnivore, nubi e cieli acidi, graffiti multicolori invadono, saccheggiano, conquistano e annichiliscono memorie della nostra identità culturale. Grazie alla matrice romantica, con la sua seduzione per l’antico e il pittoresco, alle tinte invitanti e seducenti, che mutua dalla pubblicità e dalla comunicazione, e ai codici fantastici della fiaba, Calizza racconta non solo «un sistema al collasso, qualcosa che non è riuscito a sopravvivere, la dichiarazione di un fallimento»¹ ma lo fa mascherandone le conseguenze proprio sotto la patina ammiccante: una sorta di normalità della fine. Significativi, a questo proposito, i titoli: Painball, The well’s secret, Something in the fog, Dio respira, It was a beautiful place, Liberaci dal male, Non è poi così grave, Then she came, ecc… confondono, minimizzano la situazione con giochi di parole e cortocircuiti tra testo e immagine.
 
Per quanto la produzione su carta, costante da circa cinque anni, si differenzia per una maggiore libertà dalle opere di grandi dimensioni – «molto più strutturate sia tecnicamente che concettualmente, mentre qui c’è un’espressione senza vincoli» – e sia parallela (ma non collegata) a cicli distanti nel tempo e per ricerca fra loro, ne attraversa tutte le fasi sviluppandone in embrione i procedimenti e facendone convivere spunti e passaggi. Da Snub e le sue avventure mutua l’aspetto irrazionale, inconscio, dell’approccio; dei lavori ad esso successivi – di cui il primo è Don’t let them catch us, 2013, con tinte piatte e predominanza dei blu, che man mano diventano gigantesche nature morte pietrificate – collauda e amplia i personaggi e condivide lo slittamento dall’analisi del rapporto tra sé e il sistema a quello tra l’individuo e l’esterno; dell’ultimo periodo infine, dove compaiono busti volti e frammenti di sculture greche e romane, anticipa l’appropriazione di immagini simbolo del nostro complesso di valori – come delle «sineddoche», una parte per il tutto – che modifica e degrada. Spiega Alessandro: «La pop art ha dei lati poco interessanti e altri incredibili, tra cui essere popolare nel senso alto del termine, creare un discorso immediatamente intellegibile. Per parlare del mio mondo impiego elementi che lo rappresentino nella sua radice più evidente, una statua classica o una cattedrale».
 
La velocità di comunicazione accennata, la necessità di lanciare un messaggio accessibile trasversalmente («Il mio lavoro non è concettuale: c’è tanto contenuto e ne potrei scrivere per pagine… però chi lo vede trova qualcosa di bello, ideale, che si sta sgretolando. E far riflettere su questo per me è un ottimo risultato») ricorda l’incedere di molta Street – non a caso Calizza si forma nel writing – da cui desume anche alcune prassi: dai poster della stessa Oh Sheet!, alla semplificazione di contorni e pattern, all’uso dello stencil e delle bombolette nei dipinti su tela, sfumati a carboncino. Rielaborate secondo un eclettismo che rivendica l’indifferenza verso il valore di tecniche e materiali, guidata dalla sola necessità di un dialogo efficace.
 
Diverse incisioni sono state già esposte, singolarmente o in piccoli gruppi (ad esempio durante la personale Global Warning una sezione era loro dedicata), ma se ne è data finora una presentazione parziale. La mostra presso la Minigallery è la prima rivolta esclusivamente a fornirne una visione coerente. Alessandro ha definito la serie «l’inizio di una storia che non è andata nella direzione giusta; una fotografia dal futuro»: le suggestioni sono quelle di realtà aumentata nell’assurdità dell’apparizione di strane creature e fenomeni, nella simulazione di un mondo proiettato a decenni di distanza, nella pervasività dell’effetto marketing. A conclusione del tragitto di Atene Brucia, tenutasi nella primavera 2017 presso il Museo dell’Arte Classica dell’Università degli Studi La Sapienza, Roma, la testa di una divinità, l’unica scultura presente tra numerosi quadri, era ricucita con la tecnica del kintsugi, cioè sigillando le fratture con l’oro. Cosa significa? Che siamo di fronte a una palese falsificazione: «Ho fiducia che tutto possa andare in buona direzione, il primo passo è rendersi conto che c’è qualcosa che non va, eludere un sistema che non funziona; oggi serve cura, riscoprire noi stessi e l’altro. E l’arte e la cultura sono le uniche in grado di riattivare le coscienze, non la politica, eliminando le barriere di spazio e tempo nella sua accessibilità».
Carlotta Monteverde
 

  • Tutte le frasi tra virgolette sono tratte da una conversazione con Alessandro

 
17/08/2017
Stefano Frascarelli

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