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24 Aprile 2024
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Sacerdoti da ricordare – Don LUIGI TOPPETTI (15.9.1922 – 24.3.2003) IL “PRIORE” DI’ BASTIA.

Sono già passati dieci anni dalla morte di Don Luigi Toppetti, ma rimane vivissimo il suo ricordo in tutti coloro che lo hanno conosciuto ed amato. Per le nuove generazioni e per tutti coloro che sono entrati a far parte della comunità di Bastia Umbra sembra tuttavia opportuno riproporre questo scritto che ne riassume le doti umane e il carisma sacerdotale.

 

Questo sacerdote era nato il 15 settembre 1922 a Petrignano di Assisi ed era entrato in Seminario, ancora bambino, il 3 ottobre 1933. Trascorsero dodici lunghi anni di seria preparazione (curata, tra gli altri, da don Paolino Bartolini, bastiolo, che lo avrebbe poi presentato ai suoi parrocchiani) che condussero il giovane all’ordinazione sacerdotale conferitagli a Torchiagina il 12 agosto 1945. Venne subito assegnato “ad quinquennium” come Vice Parroco alla cattedrale di San Rufino e poi, nel 1950 come Vice Rettore del Pontificio Seminario Regionale.

Fin da questi primi incarichi la sua missione non ha conosciuto soste, almeno fino al 1997 quando, divenuto gravemente infermo aveva trovato asilo e cure amorevoli presso la Comunità delle Suore Spagnole di Bastia Umbra al cui insediamento il “Priore” aveva contribuito in misura determinante all’inizio del suo lungo mandato parrocchiale protrattosi dall’ 8 maggio 1951 al 31 dicembre 1979.

Per Bastia, che aveva raggiunto alle ore 6 del mattino nel giorno della festa del Santo Patrono all’insaputa di tutti, don Luigi ha speso senza risparmio le cospicue risorse della sua paterna e sollecita azione pastorale, culminata –dopo sette anni di lavori e di impegno tenace – nella inaugurazione della nuova Chiesa di San Michele Arcangelo (29 settembre 1962).

In quella occasione gli furono accanto il cardinale Luigi Coppello, Cancelliere di Santa Romana Chiesa, e il Vescovo Giuseppe Placido Nicolini che presiedettero la concelebrazione di una memorabile liturgia partecipata da una folla inverosimile di fedeli. Per loro e per i loro discendenti ebbe la felice intuizione del “Palio di San Michele” la cui crescita progressiva è stata uno dei suoi tanti durevoli doni alla comunità. Poco dopo venne chiamato a far parte del Capitolo di san Rufino con il compito di Penitenziere esercitato per molti anni a vantaggio delle anime in cerca di riconciliazione e di Verità. Dopo aver curato degnamente gli impegni della Sede Vescovile Vacante, accolse il nuovo Pastore – mons. Sergio Goretti – assicurandogli piena e leale collaborazione.

Fu il primo Presidente dell’ I.D.S.C. (Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero) e tenne per sette anni  questa carica fino al 31dicembre 1993 gestendo con grande equilibrio ed oculatezza la prima delicatissima fase della transizione al nuovo regime concordatario. Risale a quel periodo la nostra frequentazione, caratterizzata da istantanea reciproca amicizia grazie alla quale la condivisione delle responsabilità le rendeva meno pesanti, anche se  ancora oggi accresce la mestizia di questo ricordo.

La morte lo ha colto il 24 marzo 2003 quando ormai le sue condizioni fisiche erano divenute critiche al punto tale da impedirgli di riconoscere i suoi amici più fedeli che gli rendevano visita, assistendo impotenti al progressivo decadimento di quell’uomo tutto d’un pezzo, tenace sempre e comunque, tanto da incutere rispetto ed ammirazione.  Testimoni oculari riferiscono che al momento del transito un garrulo volo di rondini si è levato verso il cielo, forse per accompagnarlo verso il Paradiso, mentre il suono malinconico delle campane annunciava l’evento alla comunità attonita.

Aveva già scritto da tempo, “posteritati”, un commovente commiato (vero e proprio testamento spirituale) che, in occasione delle solenni esequie, è stato letto dal pulpito, con voce ferma che però tradiva intensa emozione, dal suo successore, il parroco don Francesco Fongo mentre su molti visi si percepiva palpabile il dolore sincero che si prova, inevitabilmente, quando ci si separa da una persona cara, da un vero amico.

Lo scritto, datato 8 ottobre 1987, si apre con le parole del salmista “canterò senza fine le grazie del Signore” e prosegue con espressioni dense di significato e di sentimento “…..Concludendo questa vita terrena che ho affrontato come una meravigliosa avventura, innalzo a Dio il canto più gioioso per avermi fatto nascere in una famiglia cristiana, per avermi chiamato al sacerdozio, per avermi caricato di tanto lavoro da non lasciarmi il tempo di allontanarmi da LUI……Spero che il Signore nella sua paterna bontà mi userà misericordia anche per le preghiere di tante anime buone. Anch’io pregherò per tutti: avrò tutto il tempo lassù…………Quando arriverò lassù saluterò per voi tutti coloro che ci hanno preceduto nel segno della fede e dormono il sonno della pace.

Arrivederci .Camminate nella retta via. Vi aspetto.”

E’ stato questo sacerdote un soggetto esemplare che non sarà facilmente dimenticato e che ora, sicuramente, continua a vegliare dal Cielo sul suo “gregge” più amato al quale aveva assicurato una crescita inarrestabile giunta fino ai nostri giorni dallo scenario non facile dell’immediato dopoguerra.

20/03/2019

Pio de Giuli

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