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28 Marzo 2024
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Bastia Umbra Politica

Paolo Ansideri: “Non possiamo non votare Partito Democratico, nonostante tutto. Non possiamo non votare Lucio Raspa”.

Paolo Ansideri

La comunità in cui viviamo si appresta tra pochi giorni ad eleggere il nuovo sindaco ed i rappresentanti dell’Italia centrale per il rinnovo del Parlamento Europeo.

 

Conosco da sempre per motivi biografici i candidati sindaco, ad eccezione della candidata Cinque Stella Laura Servi, e per tutti nutro stima e per qualcuno sincero affetto. Stima che devo estendere come persona ovviamente anche alla candidata M5S, per quel poco che ho potuto ascoltare negli incontri pubblici.

Non ho mai nella mia vita espresso pubblicamente le mie opinioni politiche, sebbene negli ultimi 15 anni abbia avuto modo di essere presente in svariate occasioni pubbliche.

Solo nell’età di mezzo mi espongo quindi al rischio che l’esposizione comporta, ma sento che questo momento storico che stiamo vivendo, ci obbliga a prendere posizione perché ne va del futuro di quelli che io considero i capisaldi della nostra convivenza civile, basata su secolari conquiste della cultura che ci ha formato.

È arrivato il momento di prendere posizione in modo chiaro ed inequivocabile e queste righe rappresentano una sintesi di una più articolata riflessione che avrò modo di esporre.

 

Un refrain costante di questa, ma direi di quasi tutte le campagne elettorali comunali, è la convinzione che l’ amministrazione locale sia qualcosa di assolutamente altro dalla dimensione politica nazionale e tantomeno europea. Si vorrebbe che questa convinzione avesse la forma di un luogo comune, evidente e unanimemente riconosciuto. Ritengo che questa impostazione mai come ora abbia un carattere assolutamente politico, e che nei tempi correnti questa favorisca una determinata compagine elettorale piuttosto che altre.

Ritengo d’altra parte che questa idea del governo del territorio come autonomo da linee guida nazionali, corrisponda in qualche modo e per sua parte a quell’ambiente culturale che avvolge il pianeta e che nella riduzione della complessità a massa semplificata, sta trasformando le persone da cittadini a utenti.

Nell’era della comunicazione e informazione digitali, la formazione stessa degli individui viene plasmata da un tale modello e l’utenza tutta sarà tale se capace di adeguarsi ai modelli del semplice, del breve, del veloce e dunque della comprensione immediata senza rimandi, approfondimenti. Questo in qualche modo il flusso in cui si trova a scorrere anche il messaggio politico che si pratica, consci che se non si è nei canoni delimitati si è fuori dal “tempo medio di lettura”. Quindi brevi messaggi facilmente comprensibili, argomentazioni ridotte, emoticon, like e pochi caratteri. Partendo da lontano e saltando molti passaggi, questi sono solo alcuni esempi di questa riduzione recentemente apparsi nello scenario politico internazionale: “First America” negli Stati Uniti, in Francia “Choisir la France”, in Italia “Uno vale uno”, “Prima gli italiani”.

A chi giova quindi consolidare l’idea che il locale sia altro dal nazionale?

Le recenti cronache politiche nazionali danno conto del clima che si sta lentamente insinuando nella mentalità comune grazie alle posizioni di dominio assunte dall’attuale governo in carica. Ciò che viene comunicato a livello apicale, governativo, assume per la valenza istituzionale che ricopre, una funzione simbolica, emulativa ed a suo modo educativa, pedagogica. Ora quello che sta accadendo credo che cominci a corrodere quelle basi della comune convivenza che fino ad oggi hanno garantito il confronto civile delle forze politiche che, riconoscendosi nella Costituzione, difendono anche la struttura dello stato fondata sulla divisione dei poteri.

 

Questa idea della separatezza è del tutto conveniente a chi vuole invece superarla in riferimento al rapporto degli organi dello stato tra di loro, conviene a chi propugna la sovranità della volontà popolare, affermare che l’organo giudiziario deve confrontarsi con la volontà dell’elettore, (Berlusconi su varie sentenze a suo carico tra cui l’incandidabilità per le politiche del 2018 a causa della legge Severino, Salvini su avviso di garanzia ricevuto per la vicenda Diciotti e sulla sentenza del Tribunale di Bologna che “obbliga il Comune di Bologna a concedere la residenza a due richiedenti asilo, non iscritti all’anagrafe in virtù del cosiddetto decreto Salvini” Repubblica ed. Bologna, 06/05/19)

In virtù di questo malinteso senso della sovranità popolare, cioè come volontà assoluta e non relativa, in quanto limitata cioè dagli altri poteri dello stato, il principio di rappresentatività applicato nell’elezione diretta del parlamento, diventa trasferibile anche dalle attività di competenza degli eletti stessi.

In questo senso assurge a caso emblematico di sostanziale trasposizione dei rapporti costituzionali, la procedura adottata dal Movimento 5 Stelle sulla richiesta di autorizzazione a procedere presentata dal Tribunale dei ministri contro il ministro Salvini sul caso Diciotti. In base al principio dell’ “Uno vale uno”, si è potuta sostituire la competenza dei 201 parlamentari, eletti dal Movimento 5 Stelle in camera e senato in rappresentanza dei 10.697.994 elettori, con i voti diretti di 52.417 iscritti alla piattaforma Rousseau, di cui si è espresso contro l’autorizzazione il 59%, cioè 30.948 iscritti. Svuotamento sostanziale della sovranità del parlamento.

 

Se il principio del primato della sovranità popolare è l’assunto guida dell’azione politica, allora anche su altri ambiti di autonomia si dovrà intervenire in quanto non sottoposti all’investitura popolare: la scienza e la divulgazione scientifica ad esempio. Se ogni post ha libero accesso alla rete, ogni opinione può scorrere tra le altre, allora ogni teoria ha diritto di libero accesso anche al livello comunicativo superiore, quello istituzionale, ufficiale, perché bisogna dare agli utenti del servizio pubblico: “tutte le versioni possibili in merito a un determinato argomento e non solo una”. Cosi si esprime il ministro 5 Stelle Barbara Lezi, in una trasmissione televisiva del 10 novembre 2018, a proposito del disegno di legge, presentato dal parlamentare M5S Luigi Gallo, che intende costituire un commissione mista Rai – MiSE per regolamentare la divulgazione scientifica sui canali Rai. Su questa stessa scia del primato delle decisioni e opinione degli eletti, in quanto espressione del “popolo sovrano”, è la rimozione di Roberto Battiston dalla presidenza dell’Agenzia Spaziale Italiana, prima della scadenza naturale del mandato nel 2022, con conseguenti dimissioni di 4 membri su 5 del comitato che seleziona i candidati per la presidenza di enti di ricerca che dipendono dal Miur. “È la prima volta che si applica lo spoils system alla scienza”, commenterà Battiston stesso.

 

Conviene far passare a livello locale che le competenze personali, gestionali o amministrative siano più importanti dell’orizzonte politico di riferimento, perché la ricerca del voto locale può anche emendare eventuali storture della politica nazionale forse malviste dal medio elettorato. Conviene rimarcare la separatezza perché chi persegue l’idea dell’autonomia dei territori, dovrà anche sostenerne la latente spinta identitaria su cui innescare le proprie politiche di esclusione sociale, infine conviene rimarcare la separatezza dai contesti nazionali perché le alleanze locali che hanno visto vincente il centro destra in tutte le ultime competizioni elettorali, vedono a Bastia Umbra, Forza Italia a Fratelli d’Italia sul fronte avverso alla Lega.

Già, ma cosa accadrà in caso di ballottaggio tra la Coalizione Raspa e Coalizione Lungarotti, o tra la prima e la Coalizione Degli Esposti? Cosa accadrà  in vista delle elezioni regionali, per le quali sarà cruciale per il centro destra presentarsi unito come dimostrano Sardegna, Molise, Basilicata e prima ancora Lombardia, Friuli, Veneto, ed ora Piemonte? Davvero si pensa che i livelli superiori regionali o nazionali non impongano una soluzione unitaria pena il ritiro del simbolo?

Conviene predicare il voto disgiunto a chi pone la propria rispettabile figura a schermo della coalizione che la sostiene, anteponendola alla pressione della linea politica nazionale. Conviene far credere che la moderazione di Paola Lungarotti non sposerà mai l’estremo salviniano della coalizione Degli Esposti, anche se all’interno di quella coalizione si predica addirittura l’autosufficienza politica di Lega e Fratelli d’Italia.

Tattica. Molto chiaro quindi il futuro politico dei nostri territori a breve periodo, come molto chiaro è l’orizzonte politico di riferimento a livello europeo.

Molto chiari devono essere per il centro sinistra i fondamenti valoriali che informano di sé le azioni di chi si riconosce in questa dimensione.

Molto chiaro deve essere per gli elettori ammaliati da eventuali rapporti personali o amicali, che oggi oltre i visi di conosciuti e ragionevoli di amici, si sta preparando una scena tutt’altro che rassicurante che dal binomio centro-destra espellerà fatalmente il suo prefisso per essere finalmente solo destra.

Non si può non pensare che le caselle locali, una volta riempite dello stesso colore, non costituiscano alla fine quel puzzle unitario sul cui campo calare quel clima culturale e politico di cui sopra ho decritto solo alcuni tratti, ma essenziali per l’ordinamento democratico, prima ancora dei provvedimenti sull’immigrazione, cifra fin qui fondante dell’azione di governo. Ogni casella è un elemento del disegno e su ogni casella non possiamo in questo periodo storico disperdere voti.

Nonostante tutto quello che accade a livello regionale non possiamo non riconoscerci a distanza di 11 anni in questo “Manifesto dei Valori del Partito democratico, 2008”:

dall’ art 2

  • La … progettualità politica non può prescindere dagli scenari aperti dalla globalizzazione: un processo che instaura legami sempre più fitti e irreversibili di interdipendenza fra nazioni, popoli e culture a livello planetario

dall’art 3

  • …un’etica pubblica condivisa, che consenta agli italiani di nutrire un senso più alto dei loro doveri.
  • La Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza antifascista, è il documento fondamentale dal quale prendiamo le mosse…
  • La laicità presuppone uno spazio pubblico di libero confronto…

dall’art. 4

  • Noi vogliamo una società aperta che consideri le persone in base alle loro qualità, rimuovendo gli ostacoli economici e sociali, e premiando il merito e non i privilegi
  • Correggere le differenze abissali dei punti di partenza tipici di una società chiusa e castale, e offrire uguali opportunità a tutti sono i due pilastri che tengono insieme sviluppo ed equità.
  • Le imprese hanno un ruolo decisivo per vincere la sfida della competitività e per rimettere il Paese sulla via della crescita.
  • L’immigrazione non dev’essere vista come una difficoltà da affrontare con politiche meramente restrittive, ma come un’opportunità da interpretare e da governare, in modo da conciliarla con le esigenze della comunità nazionale

dall’art. 6

  • Il Partito Democratico sostiene fermamente la libertà della ricerca scientifica

 

La coalizione di centro sinistra del comune di Bastia Umbra, non deve gareggiare su restrittivi orizzonti infrastrutturali ed edilizi, ma porsi come volontà di governo di una delle comunità umane del mondo fondando su quei valori le relazioni tra i suoi cittadini e con il mondo stesso.

 

Nonostante tutto quello che sta accadendo a livello regionale non possiamo non votare Partito democratico

per l’Europa, non possiamo non votare Partito Democratico e Lucio Raspa sindaco alle elezioni comunali.

 

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